venerdì 12 ottobre 2007

Tokio (Giappone) – Nakajima, l’art director con un senso in più.

Nel panorama mondiale del design è uno degli art director più bravi. Hideki Nakajima, un genio giapponese della grafica che ha ideato riviste, allestito mostre e collaborato con importanti musicisti. La sua formula vincente è creare suspense. Nel 2006, ha vinto per l’ennesima volta , il Tokio TDC Grand Prix per una serie di poster intitolati “Seven Exhibition”, presentati ad Hong Kong l’anno prima. Nella storia della grafica, alcune sue opere hanno guadagnato un posto fisso. Mostre permanenti sono dedicate a lui da istituzione dell’arte come il MoMa di New York, il Guangdong Museum of Art in Cina ed il Musèe de l’Imprimerie in Francia. Una sua prima personale , presso l’esclusiva ggg – Ginza Graphic Gallery di Tokio, Clear in the Fog, è stata presentata nei primi mesi di quest’anno. Una preziosa collaborazione reciproca è in atto fin dal ’99 con Ryuichi Sakamoto che ha prodotte scie di creatività nelle quail fluivano nomi come, Norika Sora and Shigeo Goto, realizzando molte copertine cd.
La collaborazione con Sakamoto è oggi attivissima e continua, soprattutto su progetti di carattere sociale nonchè artistici. Attualmente, Sakamoto, gli ha affidato la grafica del progetto “Rokkasho” dal nome del villaggio che ospita il più grande impianto di riprocessamento di plutonio dell’Asia per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi della proliferazione nucleare.
Nakajima è da oltre un decennio art director della rivista cult di arte e design, Cut; è un discepolo di un altro grande della grafica, Masami Shimizu.
La sua creatività sembra avere un sesto senso.
Questo genio nipponico, lavora e realizza, nel suo studio di Aoyama a Tokio.

www.nkjm-d.com

2007 © Antonio Tisi

giovedì 11 ottobre 2007

Berlino (Germania) – Prenzlaueberg tra vecchio est e quartiere new trendy.

Il quartiere di Prenzlaueberg, si trova a nord della famosa Alexanderplatz, in prossimità di una non percettibile altura che le dà il nome stesso. Ha palazzi residenziali con facciate semplici e decorate con sobrietà e gusto. I tipici cortili berlinesi che si aprono dietro ampi portoni e gli appartamenti che guardano l’esterno dei palazzi, danno alle abitazioni interne un accenno un pò più popolare di questi ultimi. Dopo più di un decennio, il quartiere (come l’intera città) è in un perenne cantiere che giorno per giorno ne cambia e ne definisce l’aspetto architettonico ed urbanistico. La giovane storia del quartiere, risale ai tempi dell’ Imperatore Guglielmo I, che lo indicò come quartiere per il “popolo”, con una alta densità residenziale grazie ad un progetto del 1862 dell’ingegnere James Hobrecht. Ebbe naturalmente gravi danni durante il conflitto e conobbe un periodo di abbandono; la caduta del Muro, però, segnò un’interessante momento di rivalutazione del quartiere in quanto molti “occidentali” iniziarono a cercare casa con condizioni economiche vantaggiose da ristrutturare. Iniziò così a crearsi un ambiente ed un’atmosfera un pò bohémienne che nel tempo sembra dover soccombere ad influssi sociali e ceti più agiati. Il quartiere della Schoenhauser Allee ha ricevuto nella zona settentrionale, un egregio intervento di ristrutturazione grazie allo studio Welss & Faust. Le strade brullicano di locali, negozi e pub a tratti vintage ed a tratti moderni con design d’avanguardia. Interessante ed indovinato è l’intervento fatto su di una fabbrica di birra dell’ 800, la Schultheiss, che con adeguato maquillage si è trasformata in Kulturbrauerei, con cinema, negozi, spazi pubblici, spettacoli e conferenze quotidiane. Questa struttura industriale composita fà assomigliare il posto ad un piccolo villaggio con iniziative e fervori artistici in ogni piazza. Ambienti, quail, le rimesse, le sale una volta adibite all’imbottigliamento della birra od al carico merci, oggi sono alcova ideale per ospitare palchi, attrezzature, poltrone e schermi giganti con proiezioni di ogni genere che attirano un notevole e costante pubblico. Il tutto è contornato dalla base cromatica del rosso mattone, quello tipico della zona e che contradistinque l’architettura industriale tipica berlinese. Questo polo culturale ha dato una grande spinta al quartiere ed a questa zona della città che fino a qualche anno fà, vestiva già bene I panni di “quartiere trendy” andando a dar manforte a quelli già da lungo tempo tali come Kreuzeberg, Mitte e Schöneberg. Molte correnti artistiche della città, lo hanno scelto come quartier generale. Ma per Berlino le trasformazioni sono ancora in atto. www.kulturbrauerei-berlin.de/kulturbrauerei/01_home/home.php www.berlin.de/
www.prenzlberg.net/

2007 © Antonio Tisi

lunedì 1 ottobre 2007

(Graphic Design) – Stile ed avanguardia.

Ogni cosa in qualsiasi settore della vita ha bisogno di rinnovamento, nuovi stimoli, nuovi obbiettivi da raggiungere. Fa parte del dna dell’uomo, è una formula intrinseca a noi stessi. Nella progettazione grafica questo rappresenta la “linfa vitale” per poter fare questo mestiere con successo. Reinventarsi, potrebbe essere l’ orientamento generale, perchè la progettazione è soggetta a mode e tendenze e progettisi, illustratori e agenzie di punta nel settore hanno l’ esigenza di mantenere sempre fresco il proprio stile, all’ avanguardia con i tempi. Una delle norme fondamentali, nell’ambito della progettazione grafica, è il cambiamento. Lo stile del fotomontaggio, per esempio, un tempo molto popolare ha perso smalto ed I suoi adepti si sono evoluti. Per mantenere il successo nel corso degli anni, il progettista deve far in modo che il suo lavoro risulti sempre indovinato, accessibile e fresco.
Illustratori come Jason Cook hanno avvertito l’ esigenza di trasmorare l’ evoluzione in scienza, utilizzando stili diversi e con altrettanti pseudonimi. Nell’esempio di riviste come Wallpaper, lo stile si va proponendosi più nitido con silhouette e linee pulite. Molte agenzie nel settore della stampa, che non si sono evolute, hanno notato che il cliente cercando nuove e più soluzioni, è andato in un’ altra direzione cercando e trovando da altri la risposta alle proprie esigenze.
Altri invece come i consulenti di progettazione Stylorounge che, invece, hanno fatto l’ evelozuione come loro obbiettivo primario, sono rimasti al passo con i tempi e rappresentano loro stessi l’avanguardia delle agenzie. Un esempio per tutti, può essere il settore musicale che ha visto negli ultimi anni, investire sempre meno risorse nella promozione, stampa e confezione dei cd per invece seguire la strada dei video e dei siti web. Ebbene chi ha percepito in anticipo questa tendenza è riuscito a riaffermarsi, quelli che non lo hanno fatto hanno avuto ripercussioni negative commerciali oltre che avvertito la diminuzione del flusso creativo. Ma quale pùò essere la ricetta per cambiare al momento giusto e rimanere creativi? Forse quella di desiderare il cambiamento per poi poter innescare sviluppi positivi e forse conservare i principi fondamentali facendo evolvere, l’insieme attorno a se stessi. Un atteggiamento che porta verso l’ imitazione anche se fatta bene non premia sicuramente e si respirerà un’ aria di superficialità ma non di rivoluzione creativa, artisticamente parlando.
Ma dove c’ è il talento e le idee, partorite magari dall’ispirazione generata dall’ arte, dall’ architettura, dalla fotografia, dal cinema, dalla natura da tutto il contesto intorno, diventa naturale. Bisogna, quindi riconoscere il talento e difenderlo, diversificando i servizi e cercare di mantenere lo stile fresco e unico, tenendo presente che la pressione commerciale impone ed esige prodotti sempre più competitivi sul mercato e di appettibilità globale e massiccia.

en.wikipedia.org/wiki/Graphic_design

2007 © Antonio Tisi

martedì 11 settembre 2007

(Saul Bass 1920-1996) – Quando la progettazione grafica diventa storia.

Icona nel panorama del Graphic Design della metà del XX secolo, è stato senza dubbio Saul Bass. Uno dei più grandi progettisti grafici del mondo ma anche il maestro indiscusso di titoli per il cinema, collaborando infatti con Alfred Hitchcock, Otto Preminger e Martin Scorsese. Ha contribuito
alla creazione di oltre 50 sequenze di titoli, come quelle per Vertigo, Psycho e L’ uomo dal braccio d’oro. Negli anni ’40, la sua attività di progettista grafico freelance inizia a New York per poi spostarsi a Los Angeles dove nel film Carmen Jones, Preminger, gli chiede di collaborare. Da questo momento il talento creativo di Bass nella progettazione dei titoli si manifesta e ufficializza a tutto il mondo.
Non può che essere indelebile, il ricordo di manifesti per il cinema come “anatomy of a murder” o lo stesso “The man with the golden arm”.
Alcune delle sue realizzazioni artistiche ,sono meno note, come i generici, realizzati per il cinema che posseggono spesso una’ estrema e sufficiente bellezza. Successi di immagine di importanti aziende mondiali (come Bell, United Airlines, Continental Airlines, Warner… solo per citarne alcune), sono dovuti alla Saul Bass and Associates.

www.saulbass.co.uk/
www.designmuseum.org/design/saul-bass
it.wikipedia.org/wiki/Saul_Bass

2007 © Antonio Tisi

domenica 2 settembre 2007

Australia – Backpacker e nuove forme di nomadismo moderno.

Un grosso zaino ed un lungo girovagare al di fuori dei circuiti del turismo tradizionale e dalle comodità della società moderna. Sono questi gli ingredienti essenziali di questo nuovo fenomeno nato ed esploso in Australia. Nomadi viaggiatori con lo zaino alla scoperta del mondo. Altro elemento che caratterizza questi nomadi, è la dimora ambulante, status symbol, di questa nuova tribù. Questi giovani vagabondi contemporanei, hanno come obbiettivo, quello di aggiungere più tappe possibili al proprio “diario di bordo”, per sentirsi sempre più cittadini del mondo. Questo nuovo popolo che è in perenne migrazione, condivide itinerari, abitudini, mode e sogni e si spostano in piccoli gruppi, in pullman, con treni a chilometraggio, in autostop o in ultimo con voli molto economici. Il risparmio induce a creare negli ostelli di tutto il mondo, la piazza ideale per confrontare le esperienze. Qualcuno usa anche furgoni che si trasformano nel vano posteriore in camera da letto. In Australia esistono moltissimi ostelli, tutti economici ed efficienti. Il “continente” australiano e vasto e divesificato e si presta benissimo quindi ad essere girovagato in quanto il rapporto tra servizi e popolazione è elevato e questo turismo economico, paradossalmente diventa una ricchezza per il paese stesso. Prestando servizio per 3 mesi presso le numerosi farms presenti in Australia, si può ricevere con estrema faciltà il permesso di soggiorno per 2 anni, in quanto si rinnova automaticamente. La presenza massiccia di australiani e canadesi, come attori principali di questo fenomeno, evidenzia la scarsità invece di filoni italiani che insieme agli spagnoli occupano gli ultimi posti della classifica di frequenza degli ostelli e quindi del popolo dei back-packers. La differenza è dovuta al diverso spirito di adattamento che separa le diverse nazionalità. Australiani e canadesi, semplici e con uno spiccato spirito di addattamento, rinfoltiscono ogni giorno le file di questo popolo di nomadi moderni. Gli italiani, invece, fanno fatica perchè mediocri nella comunicazione in inglese e con una forte inclinazione alla pigrizia, elementi antagonisti di questo stile di vita e di viaggio. La scritta Let the journey begin, su di un braccialetto di gomma giallo, identifica il soggetto alla tribù nomade, ad esso sono naturalmente collegate vantaggiose iniziative ceconomiche per “l’uomo-zaino”. Unica capacità da strutturare all’interno di se stessi, per poter senza traumi far parte della tribù, quella di abituarsi alla separazione degli amici, in quanto il fenomeno è caratterizzato da repentine, frequenti partenze.
2007 © Antonio Tisi

martedì 28 agosto 2007

Stoccolma (Svezia) – Design svedese e ricordi vintage.

Dal periodo del Modernismo la città di Stoccolma ha rivestito un ruolo essenziale e di riferimento nella progettazione e nella produzione del design svedese. In Europa l’effetto svedese da alcuni anni è ritornato a farsi sentire. Nel nostro quotidiano, i mobili, nell’abbigliamento, il telefonino oppure la stessa auto, potrebbero essere sicuramente di concezione scandinava. La caretterizzante invasione nelle nostre case di oggetti made in Svezia, pone l’obbligo di una riflessione, sono oggetti funzionali e pratici, anche belli talvolta ma soprattutto costano poco. Questa è in definitive la filosofia vincente del design svedese ed il segreto del suo successo. Nella capitale svedese tutto è design, negozi, caffè, pub, alberghi. Tempio del design giovane è il Design Torget (“Piazza del Design”), dove si possono trovare gli oggetti più strani o comunque destinati a diventare fra qualche anno, oggetti introvabili e vintage. Altra fonte può essere 10 Swedish Design o 125 Kvadrat dove possiamo trovare designer di stoffa, del gioiello, della ceramica, del vetro e di tanti altri materiali. Il classico che fece breccia negli anni 40 come quello di Kosta Boda o le vetrine di grandi nomi come Svenskt Tenn, fondato nel 1924 dal designer Josef Frank (austriaco ma grande interprete del pensiero svedese) e dall’artista Estrid Ericson e dove sono ancora oggi come ogni anno, proposti oggetti nati dai suoi schizzi, accompagnati da altri di designer contemporanei. In questi luoghi l’offerta è varia, dai pezzi vintage, oggetti del periodo d’oro del design scandinavo, ad invenzioni di ragazzi che ancora studiano. In Sibyllegatan è situato Modernity, che fino al 2003 aveva la sua sede in Gamla Stan. L’ ambiente è prettamente vintage ed è famoso proprio per questo. I grandi nomi dei designer che rimbalzano in questo posto, sono : Wirkkala, Saparneva, Jacobsen, Wegner, Mathsson, Juhl, Aalto. Gli emergendi hanno comunque il loro spazio, rendendolo quindi must. Ma per avere un’ idea chiara su quelle che sono le giovani tendenze del design svedese, bisogna dare un’occhiata allo Svensk Form, od al Moderna Museet oppure all’Arkitekturmuseet nell’isola di Skeppsholmen. www.svenskform.se/form_designtidskriften.aspx

2007 © Antonio Tisi

venerdì 10 agosto 2007

Belgrado (Serbia) – Una città alla riscoperta della sua nuova veste architettonica.

I giovani architetti di Belgrado, partecipano allo sviluppo, alla crescita ed alla progettazione della “nuova Belgrado”.
Il tessuto urbanistico tende ad assumere le indicazioni dell’idea comune di potenziamento e sfruttamento del trasporto fluviale con relativa riorganizzazione delle sponde del fiume e l’obbiettivo di trasformare l’isola che si trova al centro dei due fiumi cittadini (Sava e Danubio), nell’epicentro del sisma culturale della città stessa.
Il comune senso di apertura all’esterno dei giovani architetti, verso l’idea di creare una città come brand, come modello replicabile, dà la possibilità di avere contributi creativi da tutti coloro I quali concepiscano in pieno, questo concetto di città nuova.
Il progetto Belgrado vuole porre la città in un conglomerato multi dimensionale soggetto ad un meccanismo di mercato flessibile, un laboratorio dinamico. Queste ed altre ancora sono le indicazioni, pervenute anche dall’anno scorso, quando un evento collaterale alla Biennale, “Città. Architettura e società”, ha presentato dal 10 settembre al 19 novembre 2006, con un gruppo di persone denominato Project Belgrade: Transition:ism, le idee ed i progetti per la futura nuova città di Belgrado.
Questa città ha un’origine molto antica e la sua storia è purtroppo fitta di periodi spesso tristi. La capitale serba oggi gode di un’immagine di metropoli moderna, centro della vita politica e culturale del paese. Teatri e gallerie d’arte, musei e belle spiaggie sulle rive dei due fiumi sono contornati da parchi immersi nella natura.
Belgrado ha una predisposizione molto spiccata per le ore piccole. Quando, per lo più, in Europa i caffè si preparano a chiudere i battenti, Belgrado si sta appena svegliando. Musica dal vivo, ristoranti etnici, colori di mille lucine accese che riflettono sulle acque scure del Danubio. E’ un aspetto questo, insospettabile, che restituisce alla città un grande respiro di metropoli viva ma non disordinata, animata ma non chiassosa, gioviale ma non turbolenta. Sottigliezze che vanno definite, perché su Belgrado, è inutile negarlo, gravano pregiudizi legati alla triste storia di guerra.
La posizione della città, è strategica, come crocevia che collega tutte le più importanti città della Serbia e del Montenegro e le città della Macedonia.
Raggiungere Belgrado è possible facilmente dall’Austria e dalla Germania.

www.serbia- turismo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=14&Itemid=36&lang=it


2007 © Antonio Tisi